Le padelle: tanta storia in un semplice oggetto
Se vogliamo dunque seguire la storia della padella in cui abbiamo cucinato la nostra cena ieri sera, e osservare un po’ anche i suoi antenati, dobbiamo essere consapevoli che la prima comparizione storica di una padella è comprovata nientemeno che nell’antica Mesopotamia, la culla della civiltà – e quindi possiamo dire che si tratta di un oggetto che ha fatto parte della storia dell’uomo proprio dai suoi primissimi albori. Ritroviamo infatti la nostra amica padella, pari pari, ad Atene e Sparta, dove ha il nome di TEGANON e ospita, con buona verosimiglianza, dell’ottimo e profumato olio greco sfrigolante; e continuando nella sfilata delle grandi civiltà dell’antichità, la incontriamo puntuale nelle cucine delle Domus di Roma Antica, ora con il nome ben riconoscibile di PATELLA o quello più esotico di SARTAGO.
Ma evidentemente, sebbene la applicazione, e approssimativamente l’aspetto, di questo utile utensile siano rimasti circa gli stessi, l’evoluzione tecnologica e quella culinaria hanno portato comunque a cambiamenti e modifiche sia nella conformazione che nei materiali utilizzati per la costruzione. Se infatti proviamo a pensare al metallo di cui la padella è fatta, le padelle delle nostre nonne erano spesso di ferro, o di ghisa; le nostre, oggi, sono generalmente d’alluminio, e le più antiche che conosciamo, quelle mesopotamiche, erano invece fatte di rame. Se invece consideriamo la forma, le padelle che conosciamo, con il fondo piatto, sono piuttosto recenti, avendo avuto origine nel diciannovesimo secolo dopo l’invenzione del fornello da cucina, su cui era più facile appoggiare, appunto, padelle piatte; in origine, quando si cucinava ponendo la padella sulle braci, sul fondo della stessa spuntavano tre corte gambette, che rendevano più agevole e saldo l’appoggio nel focolare ed evitavano incidenti domestici.
Ma la variazione relativamente recente che ha conquistato il mercato e semplificato parecchio il lavoro in cucina per tutti, dagli chef a chi vuole soltanto cucinarsi un uovo, è stata quella della superficie antiaderente, che impedisce al cibo di attaccarsi e bruciare e alleggerisce il carico di lavoro di chi cucina. Originalmente realizzati dalla DuPont nel 1956, in Teflon , un materiale oggi molto discusso per i suoi potenziali effetti tossici, i rivestimenti antiaderenti erano di bassa qualità e durata e tendevano a rovinarsi facilmente. Oggi d’altro canto, i rivestimenti antiaderenti vengono costruiti con diverse tecnologie, non ultima quella, molto di moda, della ceramica.