Lavorazioni meccaniche: la fresatura
1. Dal 1800 alla Grande Guerra
C’è il tornio, all’origine dell’invenzione della macchina fresatrice: di frequente, per limare i pezzi più in fretta di quanto si potesse fare a mano, vi venivano montate delle lime rotanti. Stiamo però parlando di una elaborazione molto più arretrata rispetto anche a quelle delle primissime fresatrici, applicata intorno al 1760: troviamo invece le prime vere macchine fresatrici (ossia non torni con un utensile speciale, ma macchine con questo solo esatto scopo) nel 1814, installate a Springfield e ad Harpers Ferry, negli Stati Uniti, nei due arsenali federali. Nasmyth sviluppò poi un prototipo molto più innovativo, per la fresatura dei bulloni esagonali, nel 1830; in ogni caso, ancora in questi decenni, la fresatura era vista come un modo di risparmiare tempo sulla sgrossatura per poi portare a termine a mano il lavoro di finitura: furono invenzioni successive, come il movimento sui tre assi integrato da Brown e Sharpe nel loro formidabile modello del 1861, a rendere possibile un lavoro compiuto e aprire la strada a successive innovazioni, che furono continue negli anni precedenti alla Prima Guerra Mondiale.
2. Le due Guerre Mondiali
Per conseguire nuove vette di precisione, ormai richieste per poter accelerare ancora i ritmi di lavorazione, fu necessaria l’introduzione di un concetto rivoluzionario, ossia quello del dimensionamento relativo, figlio appunto di questi anni: in breve, l’idea di compiere a partire da un unico punto di riferimento tutte le misurazioni necessarie alla lavorazione del pezzo. In questo modo diventò standard operare su precisioni dell’ordine dei millesimi di millimetro: il controllo numerico dei macchinari, oggi decisamente acquisito e presente ovunque, era ai suoi primissimi albori. L’introduzione di pantografi speciali, che tracciando le linee di un modello potevano comunicare alla macchina i movimenti da eseguire, permise la realizzazione di fresatrici colossali, come la Cincinnati Hydro-Tel, già nel 1930: a parte il controllo computerizzato ancora inesistente, era in tutto e per tutto comparabile ai modelli impiegati attualmente. All’altra estremità dello spettro, furono anche ideate e realizzate fresatrici di alta accuratezza e piccola taglia, molto economiche: erano le Bridgeport, che vennero vendute a centinaia di migliaia.
3. Dal dopoguerra ad oggi
Nel dopoguerra, due furono le grandi spinte tecnologiche che guidarono lo sviluppo industriale: il coronamento dei servomeccanismi da un lato, e la nascita delle tecnologie digitali dall’altro. Sebbene a permetterne la ricerca e lo sviluppo fossero gli investimenti militari (come peraltro accadde in molti casi nel dopoguerra), fu proprio il settore meccanico ed in genere industriale ad offrire sbocco ed applicazione a queste nuove tecnologie, per tutti gli anni ’40 e ’50. Più tardi, si verificò la definitiva evoluzione del controllo numerico al controllo computerizzato: questo esplose negli anni ’80, quando divenne possibile, con un semplice personal computer, impiantare piccole fresatrici a controllo digitale perfino nelle officine più piccole.